Ballata Per Giufà
A guardarlo dal Bosforo, o dalle colonne d’Ercole, il Mediterraneo pare un lago. Grosso, ma un lago. Ci sono coste ovunque. Lo sguardo non ha mai la libertà di perdersi in un orizzonte piatto. Non lì, almeno. Devi andare in alto mare per stare veramente in mare. È una cosa che ho scoperto la prima volta che ho preso il largo. Ma nessuno prende il largo per restarsene al largo, no? Mi hanno detto che in fondo al mare, in fondo in fondo, c’è la circolazione profonda: l’acqua fredda non va nella stessa direzione di quella che sta quassù, che è più calda. Io preferisco la corrente superficiale. È più veloce. L’acqua dell’oceano entra da qui, da Gibilterra, e segue la costa nordafricana. La corrente algerina va verso il Canale di Sicilia, ma anche verso la Corsica, fino alle coste francesi. Ma non si ferma qui! Un ramo va verso il Mare Adriatico, l’altro va verso Est, verso la Grecia. Continuando il suo percorso, va verso la Tunisia e la Libia, e dà origine alla corrente dell’Asia Minore. E finisce nel Mar Nero. In tutto questo tragitto, solo una cosa è uguale: l’acqua del mare è sempre salata. Dappertutto.
All’inizio, l’ho visto da lontano, il mare. Non era molto diverso dalla distesa di sabbia dove sono nato, se non per il colore. Ma le onde, quelle no. Si muovono sempre, e a guardarle, facevano venire anche a me voglia di muovermi. Non sono uguali dappertutto, sai, le onde! Dipende dalla qualità dell’acqua, credo, e dalla terra che c’è intorno. Poi, dopo le onde, e il mare blu, ho visto spiagge, prati, case…
Ascolta
A guardarlo dal Bosforo, o dalle colonne d’Ercole, il Mediterraneo pare un lago. Grosso, ma un lago. Ci sono coste ovunque. Lo sguardo non ha mai la libertà di perdersi in un orizzonte piatto. Non lì, almeno. Devi andare in alto mare per stare veramente in mare. È una cosa che ho scoperto la prima volta che ho preso il largo. Ma nessuno prende il largo per restarsene al largo, no? Mi hanno detto che in fondo al mare, in fondo in fondo, c’è la circolazione profonda: l’acqua fredda non va nella stessa direzione di quella che sta quassù, che è più calda. Io preferisco la corrente superficiale. È più veloce. L’acqua dell’oceano entra da qui, da Gibilterra, e segue la costa nordafricana. La corrente algerina va verso il Canale di Sicilia, ma anche verso la Corsica, fino alle coste francesi.
Ma non si ferma qui! Un ramo va verso il Mare Adriatico, l’altro va verso Est, verso la Grecia. Continuando il suo percorso, a verso la Tunisia e la Libia, e dà origine alla corrente dell’Asia Minore. E finisce nel Mar Nero. In tutto questo tragitto, solo una cosa è uguale: l’acqua del mare è sempre salata. Dappertutto.
All’inizio, l’ho visto da lontano, il mare. Non era molto diverso dalla distesa di sabbia dove sono nato, se non per il colore. Ma le onde, quelle no. Si muovono sempre, e a guardarle, facevano venire anche a me voglia di muovermi. Non sono uguali dappertutto, sai, le onde! Dipende dalla qualità dell’acqua, credo, e dalla terra che c’è intorno. Poi, dopo le onde, e il mare blu, ho visto spiagge, prati, case…
Giorni pieni di sole e notti stellate. “Non c’è bisogno di partire per vedere tutto questo. Affacciati ad una finestra- mi diceva chi rimaneva- e vedrai con i tuoi occhi che tutto il mondo è uguale” Non è vero. Per sapere che è tutto uguale, bisogna che lo si veda tutto! E la luna, e le stelle, non sono mai uguali. Come le onde. Quando ero per mare, c’era chi cantava, per non annoiarsi. Chi raccontava storie, chi stava zitto ma ascoltava, chi pregava in lente litanie che ti facevano addormentare. Io lasciavo tutte quelle parole dietro di me, e tutte quelle lingue mescolate che anche se non le sapevi, le capivi lo stesso… e guardavo il mare: in uno di quei viaggi avevo sentito parlare di strane creature marine, metà donne, metà pesce… le Sirene, le chiamavano… e io volevo vedere se esistevano davvero, se il loro canto era come me lo avevano descritto…La cercavo in fondo al mare e lei mi stava aspettando tra strade polverose e mura antiche!
In una crepa di un muro di un vicolo che porta alla piazza, la piazza del Cairo, quella grande, tonda che pare una luna piena… in quel vicolo, proprio nella giuntura tra qui e qui… c’era un fiore che cresceva ostinato e indifferente a tutto quello che c’era intorno. Era un bel fiore rosso, spavaldo, solitario … deciso a venire su dal niente. Tutte le mattine, mentre andavo in piazza per cercare lavoro, lo guardavo… avevo quasi paura che durante la notte scomparisse… Era solo, come me, e a guardarlo mi sentivo in compagnia. Una mattina mi ero fermato per controllare se c’era ancora, come al solito. Sento dei rumori alle spalle, e vedo gente che si affretta verso la piazza. Mi giro, e d’improvviso, tra me e il fiore, passa una bella ragazza, che lo strappa con decisione, e se lo mette fra i capelli. “Perché l’hai strappato? – le dico- Se ne stava lì da solo, aveva resistito alla notte…” Lei mi guarda incuriosita: “Non è tempo per stare da soli, non lo sai?” L’avevo cercata sott’acqua, e l’ho trovata in una piazza polverosa! Ma non aveva la coda di pesce… né squame al posto della pelle! Volevo parlarle, raccontarle le mie storie, i miei viaggi… Volevo dirle chi sono, da dove vengo, e dove vado. E così la prendo per mano, e lei non ritrae la sua!
In una crepa di un muro di un vicolo che porta alla piazza, la piazza del Cairo, quella grande, tonda che pare una luna piena… in quel vicolo, proprio nella giuntura tra qui e qui… c’era un fiore che cresceva ostinato e indifferente a tutto quello che c’era intorno. Era un bel fiore rosso, spavaldo, solitario … deciso a venire su dal niente. Tutte le mattine, mentre andavo in piazza per cercare lavoro, lo guardavo… avevo quasi paura che durante la notte scomparisse… Era solo, come me, e a guardarlo mi sentivo in compagnia. Una mattina mi ero fermato per controllare se c’era ancora, come al solito. Sento dei rumori alle spalle, e vedo gente che si affretta verso la piazza. Mi giro, e d’improvviso, tra me e il fiore, passa una bella ragazza, che lo strappa con decisione, e se lo mette fra i capelli. “Perché l’hai strappato? – le dico- Se ne stava lì da solo, aveva resistito alla notte…” Lei mi guarda incuriosita: “Non è tempo per stare da soli, non lo sai?” L’avevo cercata sott’acqua, e l’ho trovata in una piazza polverosa! Ma non aveva la coda di pesce… né squame al posto della pelle! Volevo parlarle, raccontarle le mie storie, i miei viaggi… Volevo dirle chi sono, da dove vengo, e dove vado. E così la prendo per mano, e lei non ritrae la sua!
“Chi sei?”mi chiede.
“Ho molti nomi” – rispondo (Chi sono? Come mi chiamo? O come mi chiamano?)
“Dimmeli, allora.”
“Ho bisogno di dirti tutti i miei nomi per dirti chi sono? I modi in cui mi chiamano non dicono chi sono. Mi chiamano scemo, saggio, sciocco, astuto, straniero, migrante, extracomunitario, clandestino… sono tutto questo, e molto di più. Quando mi chiedono chi sono, io racconto una storia. Faccio prima!”
Lei mi guarda di traverso, ora, ma lascia la sua mano nella mia.
Stiamo camminando lontano dalla piazza, lontano dal rumore. Il fiore rosso sempre nei suoi capelli.
“Il mondo sta cambiando, sai! Non c’è molta voglia di sentire le tue storie” mi dice con uno strano sorriso sulle labbra.
“Se il mondo cambia, anche io cambio con lui! Non si può stare al mondo se non si gira con lui!” – la conosco da poco e non mi va di litigare.
Ma lei continua a guardarmi negli occhi, sincera: “Perché continui a scappare?”
“Io non scappo, io viaggio.”
“C’è differenza?”
“C’è molta differenza”
“Non credo. La differenza la fa il restare. Solo così puoi decidere se è il caso di scappare.”
Non so cosa rispondere e così balbetto qualcosa: “L’uomo non ha radici alla fine delle gambe!
La sabbia scotta sotto i piedi, e ti fa ballare finché non arrivi all’acqua fresca.“Io non scappo. . Ballo in attesa di un momento di pace. E nel frattempo, mi godo il viaggio! Gli uomini sono fatti per viaggiare, così come le storie, che sono fatte per essere raccontate, e passare di bocca in bocca, e così varcano fiumi, mari e montagne.”
Sembrava che la mia risposta non le basti e così faccio subito un’altra domanda.
“E tu? Che fai? Chi sei? Ti ho vista in mare, molto tempo fa”
“Davvero?” – mi dice ridendo.
“Sei una sirena? Nei miei viaggi ti ho vista sott’acqua, e mi guardavi.”
“E tu perché mi guardavi?” – non risponde mai alle mie domande.
“Non avevo mai visto una donna sottacqua, tra le onde.”
Ridendo inizia a correre, e per non lasciarle la mano corro anche io, veloce e incerto.
“Non hai viaggiato abbastanza, allora” – mi dice.
Arrivati sotto una palma, con un po’ d’erba intorno, ci sediamo.
“Perché stavi andando in piazza?” – le chiedo.
“Io seguo la primavera, il cambiamento” – mi dice. “Nelle piazze adesso si fanno grandi fuochi per accogliere la bella stagione.”
“E cosa si brucia, nelle piazze?” – domando sciocco.
“Idee”– risponde- “Si bruciano le vecchie per forgiare le nuove.”
Inizio a ridere: “E io che credevo che le idee fossero troppo leggere per essere tenute in mano e troppo pesanti per bruciare!”
Ma lei è seria, e non vuole ridere con me. Il fiore rosso brucia tra i suoi capelli.
“Le idee troppo leggere volano via come dei palloncini” – dice lentamente – “Quelle troppo pesanti non fanno nemmeno un passo!”
Ancora da sciocco: “Ci vogliono idee giuste, dunque!”
Lei si alza, e lascia la mia mano: “E tu che ne sai? Che te ne vai non appena cambia il vento…”
Improvvisamente divento triste. Ma dura per un attimo.
“Io, niente so. Sono Giufà lo sciocco, non ti ricordi?”
“Sei anche Nourredine il saggio, però” e se ne va, di nuovo chiamata dalla piazza, dai suoi suoni e dalle illusioni.
Illusioni? Chissà. L’ho vista in molte altre piazze, nei posti dove andavo. Aveva sempre un fiore rosso, tra i capelli. Facevo appena in tempo a vederla, in mezzo alla gente che protestava, urlava, e mi spingeva, che subito scompariva alla mia vista, come il brillare veloce di un pesce tra le onde del mare.E così, ho continuato a viaggiare, alla ricerca di un fiore rosso. E della forma delle stelle di là dall’orizzonte. Viaggiando, racconto sempre le mie storie: non so fare altro, e a volte mi sembra che le storie raccontino me. Semino parole, il vento le porta lontano. Le deposita nella crepa di un muro, dove poi nasce un fiore rosso, Hanno sempre cercato di fermarmi. Lo fanno sempre. Lo hanno sempre fatto. Ma io ica mi fermo! Perché? Perché la libertà la si insegue, mica la si raggiunge. E le sirene non si lasciano pescare.
Illusioni? Chissà. L’ho vista in molte altre piazze, nei posti dove andavo. Aveva sempre un fiore rosso, tra i capelli. Facevo appena in tempo a vederla, in mezzo alla gente che protestava, urlava, e mi spingeva, che subito scompariva alla mia vista, come il brillare veloce di un pesce tra le onde del mare.E così, ho continuato a viaggiare, alla ricerca di un fiore rosso. E della forma delle stelle di là dall’orizzonte.
Viaggiando, racconto sempre le mie storie: non so fare altro, e a volte mi sembra che le storie raccontino me. Semino parole, il vento le porta lontano. Le deposita nella crepa di un muro, dove poi nasce un fiore rosso,
Hanno sempre cercato di fermarmi. Lo fanno sempre. Lo hanno sempre fatto. Ma io ica mi fermo! Perché? Perché la libertà la si insegue, mica la si raggiunge. E le sirene non si lasciano pescare.